Detta fu la fine, la fine, si chiamò per nome.
Il mondo ha zampe corte e un collo lungo/tant’è che è un periscopio di fantasie/tutte quante che si rincorrono tra un sorseggio di Bramaterra e il profumo di limoni/Si muovono i passi verso l’ennesimo oltraggio/inconsapevoli benefattori con la buona fede che rasenta l’amor proprio/
Invece no/
Non avevo calcolato la dismisura dei ricordi/che hanno laccetti finissimi legati ai rimpianti/ma se si pensa per un attimo a quello che non siamo/a quello che dismettiamo di essere/i laccetti sono rompicapo assolti dall’inconscio
Micro fratture semi conduttrici di distruzione/questo sono i laccetti
Ma adesso che ricordo a passi avanti/non rimango più indietro sul passato/la felicità è l’orgasmo per eccellenza/ per durevolezza simile quanto un niente nell’umido del cuore in gola
E poi giù si sognano volti mai visti/mai viste nemmen le ombre/ mai visti e mai incrociati nemmen per caso/ nemmen per niente/Visi e facce non sono la stessa persona/ Ad ogni viso si vede un volto e per ogni faccia si ha la maschera/l’amaro del mondo sta proprio in questo disgusto/
Il mondo ha zampe corte e un collo lunghissimo/ a volerlo vedere occorre un altro mondo che Iddio non sà di esserne l’inventore.